Marcello Surace

in tour con Giorgia

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Durante la tappa romana del fortunatissimo “stonata tour” di Giorgia (sold-out in moltissime date), abbiamo incontrato il motore della band Marcello Surace.
L’incontro avviene in una bella giornata di primavera, seduti davanti ad un caffè, abbiamo immediatamente notato la grande disponibilità e la simpatia di questo pilastro del groove made in Italy a cui Giorgia ha affidato la ritmica della sua band.

Marcello Surace

in tour con Giorgia


Durante la tappa romana del fortunatissimo “stonata tour” di Giorgia (sold-out in moltissime date), abbiamo incontrato il motore della band Marcello Surace.
L’incontro avviene in una bella giornata di primavera, seduti davanti ad un caffè, abbiamo immediatamente notato la grande disponibilità e la simpatia di questo pilastro del groove made in Italy a cui Giorgia ha affidato la ritmica della sua band.

Planet Drum: – Cominciamo da questo lavoro, com’è iniziata la tua collaborazione con Giorgia?
Marcello Surace: – Ho conosciuto Giorgia quando suonavo con Alex Baroni, Giorgia mi notò mentre suonavo ed ha apprezzato il mio modo di suonare “nero”. Da li la nostra vita artistica è continuata su strade diverse fino a che, in maniera molto naturale, ci siamo ritrovati in questo tour.

Planet Drum: – Com’è stato l’approccio alle prove di questo tour?
Marcello Surace: – Il mio approccio alle prove, non avendo sviluppato una buona lettura a prima vista ed essendo un autodidatta, è molto legato al fatto di imparare a memoria le parti. Ho sviluppato con gli anni questo metodo e personalmente lo ritengo il modo migliore, specialmente nei live, perché ti permette molta più immediatezza. Una cosa per me molto importante è l’energia che si può sprigionare mentre si suona. Non bisogna però confondere l’energia con la tensione. L’energia deve essere positiva, bisogna trasmettere un’immagine molto rilassata mentre si suona, sia per il pubblico che per la band. In questo caso specifico del tour di Giorgia, è stato molto importante l’interplay con la band, anche perché bisognava dare un sound molto funk-rock alla scaletta. Perciò oltre all’attenzione, all’esecuzione che è sottintesa, la cosa più importante è l’energia come dicevo prima. MarcelloSurace_2

Planet Drum: – Parlaci della tua formazione.
Marcello Surace: – Quando iniziai a suonare la mia scuola è stata la pratica, matrimoni, battesimi, cantine e tanto folk. L’importante è trovare un proprio linguaggio, suonare e ascoltare il “lato spirituale” della musica. L’unica cosa che facevo era suonare. Si suonava in cantina e l’emozione del pubblico era la cosa che ci appagava maggiormente. Non si badava ai soldi, la nostra paga era la gioia che si provava davanti al pubblico. Anche oggi suono nelle situazioni che mi piacciono, nelle quali il fattore economico passa in secondo piano. Voglio divertirmi! Divertirsi è fondamentale, se salgo sul palco triste non va bene a prescindere dal genere o dalla difficoltà…… bisogna trasmettere.

Planet Drum: – A cosa deve stare attento un batterista?
Marcello Surace: – Suonare il giusto, stare attento al dettaglio, ai colori, alla propria personalità, con spazi, interpretazioni, e pochi colpi. In questo momento mi viene in mente Steve Jordan. Andare indietro nel tempo, andare alla radice ai vecchi maestri del jazz. Non si può prescindere dalla storia. Questo è un punto fondamentale. Bisognerebbe tornare indietro nel tempo e assimilare i suoni e le frasi dei grandi batteristi. La personalità di ogni batterista, come di ogni musicista, sta nel suono. Il suono è il nostro biglietto da visita. Altri punti imprescindibili sono trovare e sviluppare la propria attitudine, riuscire a dire qualcosa di proprio con lo strumento. E infine, ma non per importanza, suonare il più possibile con gli altri musicisti.

Planet Drum: – Parlaci delle tue esperienze all’estero e che differenze hai riscontrato rispetto al nostro Paese.
Marcello Surace: – Tra l’esperienze all’estero la Francia è stato il paese dove ho più lavorato ( la sua più che ventennale esperienza transalpina lo porta a suonare sia in studio che nei live con diversi artisti, tra cui Caterine Lara e il celebre Michel Sardou. Nda.). Lì ho suonato in grandi produzioni, in tournèe da cento date che riempivano stadi come il “Parco dei Principi” ed è lì che ho trovato, come in Italia, molta professionalità e serietà nell’organizzazione. La Francia poi, data la sua eredità coloniale, è un paese più multietnico rispetto all’Italia ed è molto interessante vedere come queste diverse culture influenzino la scena musicale. Un aspetto su cui bisognerebbe riflettere è che in Francia i musicisti, a livello di categoria, sono molto più tutelati rispetto l’Italia.

Planet Drum: – È diverso suonare in un Palasport o in un piccolo locale?
Marcello Surace: – Beh, sono emozioni differenti, è molto bello poter suonare in contesti con un grandissimo pubblico fatto di migliaia di persone, ma anche suonare nei piccoli clubs è bellissimo perché vivi l’ambiente in una dimensione più intima. Concettualmente però non sono differenti. La cosa più importante è come dicevo prima, divertirsi, trasmettere ed avere sempre rispetto per la musica, gli altri musicisti, il pubblico e per se stessi.

Planet Drum: – Marcello sei universalmente conosciuto e apprezzato come un groove-man, cos’è il groove per te?
Marcello Surace: – Il groove…..è tutto e niente. Il groove sta dappertutto, anche mangiando un piatto di pasta al sugo, se cucinata bene, si riesce a “sentire” il groove (a questo punto Marcello scoppia in una coinvolgente e sonora risata e ci confessa di essere più che una buona forchetta). Una cosa è certa, ho una sensibilità e sento cosa mi arriva e cosa non mi arriva. Non riesco a spiegarla. Sento il groove anche dove non c’è la batteria. Ad esempio mi emozionano molto i cori bulgari. Io vedo il groove come una cosa “sincera”. Non dipende dallo stile. Ci deve essere e basta e quando c’è lo senti.

Dopo questa piacevolissima chiacchierata seguiamo Marcello sul palco del Palalottomatica per fare le foto del suo drumset .
Marcello usa:

-Batteria: “Pearl” “Reference”
-rullanti : 13” (in acero dei balcani), 14”(acero) “Drum Art”
-piatti: “Sabian”: hi/hat HNX da 13”, thin crash “Hand Hammared” da 16”, ride “ AAX Stage Ride” da 21”, O-zone”HHX”, crash “Evolution” da 18”, medium thin crash “Hand Hammared” da 17”.
-pelli: “Evans”. Toms: “ec2”(battente) “Resonant clear” (risonante, anche per I rullanti) “; rullante :14” ”genera ”Hd” e “genera G1 coated” per il 13”; cassa ; “Emad (battente), “Eq3” (risonante.
-Bacchette: “Drum Art” signature
-Custodie: “Reunion Blues” in pelle.

Si ringrazia la D’Alessandro & Galli per la disponibilità dimostrata.

-La Band:
– Giorgia : voce
– Sonny Thompson : basso
– Mike Scott : chiatarra
– Tim Cornwell : percussioni
– Skip Dorsey: chitarra
– James Raymond : tastiere
– Roberta Granà : cori
– Marcello Surace : batteria

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Categorie: Interviste