Cafim propone bonus ai negozi

La musica rappresenta ancora il nostro futuro?

Dipende da noi, se non lo programmiamo subito rischiamo molto e Claudio Formisano, commissario dei Rapporti bilaterali con la Cina e referente per mercato italiano di Cafim (la confederazione europea che raccoglie i maggiori produttori di strumenti musicali del vecchio continente) ha la sua proposta: «Dare vita a un bonus che corrisponda al 25% del fatturato realizzato nel 2019 da versare direttamente all’interessato che ne abbia diritto, in un’unica soluzione entro luglio o in quattro fasi a partire da luglio a ottobre 2020 sotto il vigile controllo di una apposita commissione e funzionari dell’agenzia delle Entrate. Con una condizione imprescindibile: investire esclusivamente nell’attività commerciale dell’azienda e più precisamente in acquisto di merci, attività di marketing e sviluppo delle vendite on-line». Questo è quanto Cafim propone, un bonus ai negozi!

È così che Claudio Formisano crede che si possa dare una prima dose di ossigeno ad una  parte della filiera della musica che soffre ancora di più rispetto ai propri colleghi. Quella parte il cui compito non è regalare emozioni attraverso un concerto o la produzione di un disco, ma il cui compito è quello di mettere sul mercato quegli strumenti idonei a produrre LA musica. Sto parlando dei negozi di strumenti musicali la cui vita era stata messa in pericolo con l’avvento dell’e-commerce e che oggi rischiano di subire il colpo di grazia.  “I negozi da marzo sono chiusi, le scuole anche e riapriranno a settembre e tutto il mondo dello spettacolo è stato bloccato”, spiega Formisano, “tutto ciò accade in un contesto come quello dello strumento musicale già duramente provato dalla grande crisi del 2008 dalla quale non si è mai ripreso del tutto, ha avuto giusto un accenno di ripresa nel 2014 per poi ricadere nel vortice della crisi, non riuscendo più a raggiungere nemmeno i 300 milioni di fatturato contro gli oltre 400 che aveva varcato precedentemente.  Se a questo aggiungiamo che questi 300 milioni scarsi vengono suddivisi tra circa 930 punti vendita e 81 distributori balza subito all’occhio che stiamo parlando di un mercato di nicchia. Ma alimenta  da sempre istruzione e cultura del nostro Paese».

Oggi la distanza sociale ci impone alcune regole che il web, seppur considerato sotto certi aspetti un nemico, può superare. È da questo concetto che dobbiamo ripartire. Vederci con gli amici in una diretta Facebook non sarà come mangiare insieme una pizza, ma almeno ci permette di rimanere in contatto e di continuare a comunicare. Che sia amicizia o un prodotto possiamo ancora comunicare! Dobbiamo impegnare gli sforzi di tutti per creare una comunità di lavoro atta a rilanciare il mercato musicale interno il più velocemente possibile, puntare alla ripresa dei rapporti sociali vecchio stampo ma, la data del 18 maggio, potrebbe essere già troppo lontana.

“Il mondo degli strumenti musicali segue un percorso che l’emergenza coronavirus ha minato alla base, mettendone a rischio il futuro” prosegue Formisano, “infatti fino a oggi non solo non è stato fatto alcun passo a supporto di queste attività, ma i negozi di strumenti musicali non sono mai stati neanche nominati  da chicchessia dentro e fuori dal Governo, mentre i circhi sì. Con tutto il rispetto per i circhi.» Il quadro viene descritto in modo lineare e apparentemente semplice dall’imprenditore che, essendo presidente della Master Music, un importante distributore di strumenti musicali in Italia, ne sa qualcosa di negozi di strumenti musicali anche per esperienza diretta «produttori, distributori, rivenditori non possono vendere da quasi tre mesi, abbiamo appena constatato che prima di ottobre non potranno riprendere l’attività mentre allo stesso tempo aumenterà drasticamente una situazione di insolvenze delle imprese che già ora è di dimensioni allarmanti. Alla luce di questa nuova realtà per giusti motivi i produttori e i distributori limiteranno gli investimenti negli acquisti delle merci al punto che, se non si interviene ora, rischieremo di trovarci in prossimità del Natale senza essere in grado di rispondere alla domanda di quel periodo e favorendo, al contempo, una pericolosissima penetrazione su tutto il territorio da parte dei colossi dell’e-commerce internazionale che, negli ultimi quindici anni, hanno già causato nel nostro Paese la chiusura del 25% dei negozi di strumenti musicali».

È evidente come questa emergenza abbia avvicinato alla condivisione online, allo streaming e all’uso di internet per tenersi informati, per acquistare prodotti sollecitati da un sistema che ci relega in casa e che avvicina al web anche persone che non ci avevano mai pensato prima. Questo aspetto, tuttavia, non va demonizzato e la nostra rivista, che ha creduto nel web già nel lontano 1999, non può che gioire di una presa di coscienza tale da rimettere in discussione alcune scelte comunicative da parte di alcune aziende che si sono rivelate oggi impraticabili.

Le strategie di comunicazione dovranno cambiare come già avevamo iniziato a fare prima del virus, le persone vanno attratte, diversamente da quanto accadeva in passato e bisogna essere sempre presenti nel loro immaginario fondendo il potere del web con la magia del contatto fisico.

Il digitale, insieme al bonus proposto da Cafim, potrebbe essere un aiuto prezioso per rinsaldare il legame con i clienti.