La famosa linea Zildjian Sweet rinasce sotto il segno K


Dopo il lancio ufficiale al Winter NAMM di gennaio, abbiamo ricevuto dalla Zildjian un kit davvero interessante di questi fantastici piatti. La serie di A Sweet della Zildjian occupa un posto speciale nel cuore di molti batteristi. Il loro equilibrio tra attacco chiaro e robusto, una diffusione sonora generosa e una crashabilità impareggiabile li rende straordinariamente versatili in un mondo di piatti sempre più specializzati. Non c’è da meravigliarsi che siano stati tra i pezzi più popolari nel catalogo Zildjian per molti anni. Oggi, per dare seguito al successo della serie A Sweet Ride” la casa statunitense ha deciso di applicare il concetto sweet a un intero set, questa volta sposandolo alla più tradizionale serie K. Vediamoli insieme.

Come prima cosa notiamo che in linea con il sapore più vintage della gamma K, i K Sweets presentano una finitura tradizionale, il che significa che la superficie del piatto non è stata lucidata con una finitura “brillante”, ciò conferisce al piatto un carattere più scuro e più caldo. Altre caratteristiche condivise con la tradizione K riguarda la tornitura, con dei solchi complessi e più profondi oltre a un laborioso martellamento fatto a mano che contribuisce notevolmente a modellare il suono complessivo di ciascun piatto.

L’intera gamma di modelli disponibili nella gamma K Sweet comprende Hi-Hat da 15 “e 16″, Crash da 16″, 17″, 18″, 19″ e 20 ” e due Ride da 21″ e 23″. Le campane degli Hi-Hat e dei Crash vengono lasciate grezze sia in alto che in basso, aumentando la complessità del tono e conferendo loro un aspetto davvero grezzo e vintage con un effetto di olio marmorizzato molto più liscio che è davvero unico. I piatti ride sono gli unici della famiglia K Sweet ad essere completamente torniti per una finitura uniforme, lasciandoli con una campana più luminosa.

Il profilo complessivo di ciascun piatto è piuttosto basso, ad eccezione della campana rialzata elemento visibile in particolare sui Ride. Questa planarità rende i Ride più “crash-abili” ed i Crash più “ride-abili”, il che alla fine li rende degli strumenti molto versatili. I piatti sono anche più sottili dei normali K conferendogli una tonalità più scura. A loro volta anche i bordi sono più sottili, ed il risultato è che questi piatti si presentano più morbidi sotto le bacchette e il loro profilo sottile li rende davvero più maneggiabili e controllabili sotto un punto di vista delle dinamiche.

Versatilità è una parola che viene messa a dura prova quando si parla di strumenti. Uno dei motivi principali è che quando facciamo un grande investimento in un kit o un set di piatti, non vogliamo rifare tutto da capo e suonare in uno stile diverso. In questo i Zildjian K Sweets ci vengono in aiuto risultando dei piatti profondamente musicali e complessi nel tono che si adattano perfettamente al jazz o agli stili acustici. Ma, allo stesso tempo hanno anche abbastanza luminosità e presenza per funzionare bene per rock, country, funk, ecc.
In studio si posizionano perfettamente nel mix complessivo della band indipendentemente dallo stile guadagnandosi il soprannome di camaleonti del mondo dei piatti.

Hi Hat
Senza la disponibilità di un Hi Hat da 14″ standard, abbiamo trovato una bellissima coppia da 15″ con il piatto inferiore più pesante ma, in questo caso, con una differenza di peso non eccessiva tra i due piatti (medium-weight top and a heavy bottom). Il risultato sonoro è stato super nitido e abbiamo scoperto dei piatti abbastanza bassi che hanno un suono ricco e aperto. Le superfici completamente tornite sono bilanciate da campane grezze come nei Crash e quel pesante martellamento del lato superiore mantiene la superficie tesa e controllata.
La coppia di Hi Hat da 16″ è notevolmente più bassa in tono e generalmente un po’ più aggressiva. Stranamente non si sentono affatto sovradimensionati adattandosi abbastanza immediatamente al kit standard. 
Entrambi i set condividono una sonorità secca quando suonati chiusi, mentre se aperti la risposta è per lo più dolce e calda. La tipica “dolcezza” che li contraddistingue emerge quando vengono suonati spalancati, poiché ogni piatto viene liberato per far uscire il suo naturale carattere.

Crash
Le caratteristiche dei Crash, invece, variano enormemente dal più piccolo da 17″ al più grande da 20″ a nostra disposizione. Tanto per iniziare Zildjian li classifica come extra sottili, ma questo non deve trarre in inganno perché questi piatti sembrano sottili in mano, ma suonano un po’ più come i i modelli di peso medio. Sono prevedibilmente scuri ma non esplodono come ci si aspetterebbe e si siedono anche abbastanza rapidamente in gran parte a causa di quelle grandi campane non tornite.
A parte le ovvie differenze di tonalità, il crash da 17″ è risultato molto più veloce e luminoso del previsto mentre è risultato carente di quelle complessità sonore ascoltate nei modelli più grandi.
Con il 19” si inizia a sentire il vero carattere dei Sweet K, ossia quegli elementi chiari e scuri mescolarsi con la dolcezza e chiara definizione dei nuovi K. L’apertura è immediata ed il sustain è molto lungo che aumenta ancora di più con il 20”. Utilizzandoli come Ride il ping è risultato abbastanza definito e le campane non tornite hanno aggiunto una trama interessante anche se, non sorprende, nessuno dei due può sostenere il ping e le definizioni a velocità elevate sostenute dai Ride 21″ e 23″.

Ride
Come il resto della linea, i Sweet Ride sono prodotti in bronzo B20, presentano una parte superiore e una base lucida e sono modellati con una pesante applicazione di martellature a forma di K. Condividono profili poco profondi, così come campane tornite e lucidate che sembrano solo un pelo più larghe delle loro controparti della serie A. Sono elencati come medio-sottili e mentre entrambi sono piuttosto sottili vicino al bordo, si avvertono più sodi e più pesanti vicino alla campana rispetto ad altri piatti in questa gamma di peso.
Il Ride da 21″ è un capolavoro assoluto e impersona la versatilità della gamma K Sweet. Ha una definizione dello sticking chiara e brillante supportata dai toni scuri e caldi. Si crasha magnificamente e ha la giusta quantità di coda. La campana è cristallina e leggera, ma in qualche modo si adatta anche a melodie più latineggianti. 
Il Ride da 23″ punta più sull’equilibrio tra l’attacco iniziale e il sustain. Continua a vibrare per molto tempo dopo essere stato colpito ma, come il fratello minore, mantiene una risposta sorprendentemente controllata in grado di evidenziare ogni minima variazione di tocco. Questi Ride possono adattarsi benissimo in un ambiente super rumoroso senza problemi, ma si sentono più a loro agio in situazioni da medio a basso volume.

Conclusioni
Sotto ogni punto di vista i piatti della nuova serie K Sweet sono profondi, robusti ed espressivi, senza sembrare prepotenti. Per la maggior parte, eccellono in ambienti di medio-basso volume con un registro adatto alle cantanti, rendendoli una scelta eccellente per i batteristi che suonano un’ampia varietà di stili musicali. La serie K Sweet è un’aggiunta eccellente all’eredità Sweet della Zildjian.