Giuseppe De Paola

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Ho avuto modo di conoscere Giuseppe De Paola attraverso quello straordinario strumento che è internet, ed abbiamo subito capito che c’era qualcosa che ci accomunava. Non si trattava solo della passione per la batteria, le attrattive comuni quali la politica, l’informatica, lo sport, si sono rivelati essere di reciproco interesse ed hanno portato Giuseppe ad una florida collaborazione con Planet Drum. Ho avuto poi modo di conoscerlo personalmente e di effettuare quella che ritenevo una doverosa chiacchierata, utile a presentare ai lettori di Planet Drum questo personaggio simpaticissimo, disponibile e sicuramente serio che accompagnerà tutti noi in questa meravigliosa avventura che è Planet Drum.

Planet Drum – Parlaci dei tuoi studi, della tua impostazione e di come ti sei avvicinato alla musica e a questo meraviglioso strumento.

Giuseppe De Paola – Bene, innanzi tutto buongiorno a tutti e vorrei dirvi che sono molto felice ed onorato di collaborare con Planet Drum! Diciamo che ho iniziato per gioco e divertimento, quasi per caso. Io in realtà volevo suonare la chitarra, ma non so come mi sono trovato un giorno un paio di bacchette in mano e lì è iniziato tutto… E meno male! Infatti, credo che sarei stato un pessimo chitarrista! A parte gli scherzi, la voglia di divertirsi deve essere comunque in primo piano, altrimenti veramente è meglio fare dell’altro. A volte noi professionisti lo dimentichiamo, ma se ci si diverte si suona meglio, si diventa più bravi e quindi si lavora di più! (da buon genovese…). Dicevo che ho cominciato a studiare la batteria all’età di dodici anni grazie a mio padre, che non voleva che suonassi con gente sconosciuta e tutta più grande di me (ti ricordo che avevo dodici anni). Quindi il mio percorso è stato alquanto atipico perché a quell’età di solito si va a far casino con gli amici e ci si spacca i polsi suonando punk. Per me è stato diverso, io sono andato a suonare dopo 4 anni di lezione, quindi in un certo senso grazie alla “prudenza” di mio padre sono diventato quello che sono ora. Ho studiato per dai 12 ai 16 anni con un grande maestro genovese, Orazio Chiappino. Considerato da tutti il “papà” dei batteristi liguri, Orazio Chiappino è un insegnante estremamente preparato e con più di quarant’anni d’esperienza come batterista professionista. Lui con me si è sbizzarrito utilizzandomi come “cavia” per tutti i suoi esperimenti ritmici!! Dopo il suo “trattamento” (e vi assicuro che è stata dura!) ho studiato per tre anni percussioni classiche al conservatorio N’Paganini di Genova, ma quella non era decisamente la mia strada, quindi ho proseguito per conto mio lo studio della batteria e ho avuto alcuni incontri informali con il grande Elio Rivagli che mi ha fatto capire tante cose di questo ambiente e mi ha incoraggiato a basarmi sulle mie capacità senza scoraggiarsi più di tanto. Vedi, io mi sono avvicinato alla musica in modo molto sereno e senza grosse pretese. Con la voglia di esplorare questo mondo incredibile che però a volte fa un po’ soffrire, ma se siamo ancora qui a parlarne probabilmente è perché non abbiamo del tutto dimenticato le emozioni della prima volta. Se però ti dovessi dire realmente come, non lo so!! Io credo che se una persona sceglie di suonare uno strumento può farlo per cento motivi diversi, esibizionismo, protagonismo oppure spirito di ricerca e dedizione. Io ho scelto di suonare perché ne traevo piacere, per me è stato così ed eccomi ancora qui, con lo stesso entusiasmo di prima ma con più consapevolezza di quello che la musica stessa può offrire.

Planet Drum – Qual è stata la tua prima batteria?

Giuseppe De Paola -Oh … ouch… ops… non ricordo!!! Ah sì ora mi sovviene, un Maxtone bellissima tutta ricoperta di plasticaccia color madreperla bianca! E comunque era veramente bella in quanto nel 1982, all’età di tredici anni, non è che avessi molto da scegliere… Poi piano piano ho iniziato ad aggiornare la mia strumentazione e sono passato ad una Pearl Export (e chi non l’ha avuta?)

Planet Drum – Ed ora, visto l’ampio campo musicale cui ti dedichi, quanti e quali set possiedi?

Giuseppe De Paola – Argh… questa domanda è estremamente pericolosa…. Beh se hai un paio d’ore di tempo te ne parlo… no dai scherzo!! Io sono letteralmente un fanatico della strumentazione. Ho raggiunto un livello maniacale nello studiare nuove disposizioni grazie ai meravigliosi accessori di cui oggi disponiamo. Nel 1980 c’era già un po’ di materiale ma non si trovava facilmente, inoltre quando ho iniziato io non esisteva neanche il doppio pedale! Quindi forse per una sorta di “rivalsa” dispongo di tre batterie e miriadi d’aste, morsetti, sdoppiatori ecc.ecc. Io preferisco l’acero in quanto molto versatile e brillante, ma anche la betulla non è male. Mi piace la cassa molto profonda (22×18) ma se devo suonare cose più acustiche utilizzo il tom da 16×15 come grancassa con il comodo ID bass-a-tom. In passato andavo in giro con vere e proprie “portaerei”, ora invece sto riducendo il mio set in modo più essenziale. Secondo me troppi tamburi e piatti alla fine distraggono! E poi è bellissimo suonare con cassa, tom, timpano e tre piatti! Si impara anche a tirare fuori dal set parecchie sfumature che altrimenti si trascurano, quindi consiglio a tutti di alternare set grandi a piccoli e di suonare sempre stando attenti alle dinamiche ed ai colori. Comunque io sono un fanatico delle batterie TAMA, ho sempre suonato TAMA e, anche se non sono un loro endorser, non posso fare altro che parlarne bene. Comunque sono il felice possessore di una Tama Starclassic Maple in finitura Marine Blue Fade con cassa 22×18 e toms 10×9, 12×9, 14×12, 16×15. Poi ho anche una Mapex Orion Gold Fade sempre in acero con queste misure: cassa 20×16 e toms 10×8, 12×9, 14×11. 16×13. Inoltre utilizzo un Virtual Kit Roland modello TD8KV, molto utile per studiare in casa e per svariati utilizzi. Per quanto riguarda i piatti dall’anno duemila sono endorser dei bellissimi piatti UFIP, di cui sono estremamente soddisfatto. Uso molto le serie Class ed Experience, che secondo me sono le più versatili e ricche di gamma sonora. Per le bacchette sono endorser Vic Firth, e comunque le uso da vent’anni, reputandole le migliori in assoluto. Utilizzo il modello Dave Weckl (quelle rosse) e anche il nuovo modello Dave Weckl Evolution (color ocra) che sono bellissime. Inoltre ho veramente tanti accessori, non sto qui ad elencarli tutti. Per quanto riguarda le percussioni (che suono da circa quattro anni) utilizzo esclusivamente Latin Percussion. Ho una coppia di congas serie Salsa e vari campanacci, jamblocks ecc.ecc. Per una lista più dettagliata visitate il mio sito www.giuseppedepaola.com

Planet Drum – Usi tecniche particolari per l’accordatura della tua batteria?

Giuseppe De Paola – No nessuna tecnica. Il suono che voglio ottenere lo ottengo quasi sempre (dipende anche dalla qualità del tamburo e delle pelli) in quanto io penso che il suono lo si debba avere nella propria mente. Ovviamente seguo le regole generali per intonare un tamburo, poi però faccio un po’ d’esperimenti. A volte basta girare semplicemente un tirante e tutto va a posto! Io preferisco accordature aperte e senza stoppature. Uso esclusivamente pelli Remo Ambassador trasparenti sui tom, Powerstroke sulla cassa e Ambassador sabbiata sul rullante. A volte metto le sabbiate sui tom, sono molto belle. Se devo stoppare un po’ i tamburi utilizzo le gelatine Moon Gel, che sono fantastiche in quanto in tempo reale si può modificare il grado di stoppatura della pelle. Infine un consiglio: il suono è importantissimo, quindi dedicate parecchio tempo all’accordatura; non è una cosa che si impara in due giorni.

Planet Drum – Che rapporto hai con gli strumenti elettronici?

Giuseppe De Paola – Direi ottimo in quanto io utilizzo da tempo strumenti elettronici. Non li vedo come un limite e se utilizzati nella giusta maniera possono veramente aprire nuove strade. Basti pensare al 1985 e all’avvento dell’ Elektric Band di Chick Corea, dove Dave Weckl utilizzò per primo suoni campionati sui tamburi acustici. Il risultato era ottimo, e io sono convinto che è la creatività che conta, non lo strumento. E poi guardate cosa sta combinando Akira Jimbo… Io non amo triggerare la batteria acustica ma preferisco inserire 2 o 3 pads Roland sul mio set acustico e al limite un bel trigger sulla cassa. Inoltre adesso gli strumenti elettronici sono sofisticatissimi e consentono di suonare anche accordi e note! Presto sul mio sito inserirò alcuni mp3 dove sperimento per l’appunto queste cose.

Planet Drum -Quali sono stati i punti di riferimento della tua carriera e quali batteristi ti hanno maggiormente influenzato?

Giuseppe De Paola – Beh a quell’età sicuramente il mio maestro è stato il primo punto di riferimento in quanto è stato il primo batterista che avessi mai visto in vita mia. Poi c’è stato per l’appunto Elio Rivagli che io personalmente reputo una persona stupenda e molto affabile. Un grande punto di riferimento per me è stato un bassista genovese che è in tour con Eros Ramazzotti, Flavio Scopaz. Siamo molto amici e gli devo molto, anche se da quando si è trasferito a Milano non ci si vede più molto spesso. Se parliamo di batteristi io sono molto legato a tre nomi che tutti conosciamo: Peter Erskine, Vinnie Colaiuta e Dave Weckl. Soprattutto quest’ultimo per me è stato costantemente una fonte d’ispirazione, personalmente lo reputo uno dei pochi veri innovatori del nostro strumento, certo so che non tutti la pensano come me e tutti sappiamo che è stato criticato ferocemente anche in America, ma a mio parere queste avversità le subiscono solo i geni… comunque se guardiamo la sua agenda non penso che le critiche gli abbiano impedito di lavorare! Ne avrei almeno altri cento, ma mi fermo qui.

Planet Drum – Ho avuto modo di ascoltare il cd dei QUADRA, la tua band, e devo dire che sono rimasto molto colpito, non solo dalle previste qualità tecniche, ma dal modo in cui siete riusciti ad amalgamare suoni apparentemente lontani culturalmente e dall’ampia e continua ricerca di sonorità di nicchia. Parlaci di com’è nato questo progetto e a quali altri progetti ti stai dedicando tu da batterista.

Giuseppe De Paola – Il disco dei QUADRA è uscito a Febbraio 2002 ed è il risultato di circa tre anni di lavoro. I Quadra nascono nel 1998 nella città di Genova dall’unione di tre musicisti professionisti provenienti ciascuno da ambiti diversi e da svariate esperienze professionali. Ciò che comunque ci accomunava era la nostra grande passione per i rispettivi strumenti e la voglia di costruire qualcosa dove poterci esprimere al meglio, liberi da vincoli sia lavorativi sia stilistici. I brani del disco rappresentano il nostro percorso professionale e sarebbe riduttivo definirlo genere “fusion” in quanto vi si trovano varie contaminazioni che richiamano parecchi generi diversi. Per il nostro progetto ci siamo avvalsi della collaborazione del grande bassista napoletano Pippo Matino, del percussionista Marco Fadda e infine, coronando un nostro vecchio sogno, vi suona in un brano il grande Mike Stern! Mike è in contatto da parecchio tempo con il nostro chitarrista Enrico Pinna e si è rivelato una persona stupenda, ha accettato la collaborazione con entusiasmo e comunque gli è piaciuta tantissimo la nostra musica. Beh come esordio non c’è male. Ora stiamo progettando di incidere un altro disco ma completamente diverso dal precedente. Per adesso è tutto solo in fase embrionale, ma vi anticipo che sarà un disco molto funk e con un sound secco e tagliente, un po’ alla Scott Henderson Tribal Tech, uno dei nostri gruppi preferiti. Inoltre sto pensando in futuro di fare un disco solista. Non il solito disco però, vorrei fare qualcosa di molto “melodico”. Io sono un grande appassionato di musica classica e di colonne sonore (il mio preferito è Danny Elfman) e vorrei essere in grado di comporre qualcosa di “evocativo”. Devo ammettere che questo è un buon periodo per me, sto progettando tantissime situazioni e spero di poterle sostenere tutte quante. Con i Quadra stiamo portando in giro un tributo a Pat Metheny in trio. Utilizziamo sequenze pre-registrate di basso, cori, percussioni e tante altre cose e eseguiamo i pezzi più conosciuti più qualche “chicca” come Third Wind o Minuano. E’ un genere bellissimo, secondo me Pat Metheny è un genio. L’unico problema è suonare un fast a 180 bpm con il click in cuffia… terribile! Inoltre ho una band che fa un tributo ad Eric Clapton, quindi decisamente più “rock oriented”. A me piace molto suonare tanti generi diversi, secondo me la versatilità è una cosa bellissima. Sto anche ultimando un nuovo volume della serie didattica Drumland pubblicata in tutta Italia dalla BMG Ricordi. Si tratta di un metodo completamente dedicato ai tempi dispari e sto buttando giù le idee per un secondo volume di indipendenza sempre per la BGM. A settembre riapre la scuola di musica Drum Club Genova dove insegno e quindi le mie attività didattiche riprenderanno a pieno ritmo. Ho anche tanti altri impegni come seminari e clinics e sto trattando con alcune case costruttrici per un eventuale endorsement di batteria e clinic tour. Vedremo se sopravvivrò…

Planet Drum – Quali sono stati i tuoi lavori più importanti?

Giuseppe De Paola -Io ho iniziato le mie attività professionali a 18 anni e ho avuto subito un grande riscontro partecipando alla prima tournee di Francesco Baccini. Alla chitarra c’era Andrea Braido, che tutti conosciamo. E’ stato un tour un po’ travagliato ma a 18 anni non è male, vero? Poi ho suonato due anni con i Ricchi E Poveri. Questa è stata un esperienza fondamentale per la mia crescita, in quanto abbiamo fatto 180 date in due anni e ho capito subito cosa voleva dire guidare, prendere aerei, dormire poco e poi infine suonare. Insomma, un ottima palestra. Musicalmente non era come si suol dire il top, ma loro sono molto simpatici e comunque è stato divertente. Abbiamo suonato in tutta Europa, Canada, Australia ecc.ecc. Ho collaborato poi con Andrea Braido, Flavio Scopaz, Pippo Matino e tanti altri. Ho accompagnato su una nave da crociera francese i recitals di Anne Ducrois (top jazz vocalist a livello europeo), Jacques Horougnè, Bernard Sauvat. Nomi che a noi non dicono niente ma in Francia sono pop stars. Ed in fine il lavoro più importante per me: la pubblicazione dei metodi Drumland per la BMG Ricordi. Voglio, però, anche menzionare come eventi importanti della mia vita musicale anche l’incontro con Enrico Pinna e Luca Lamari (Quadra), le collaborazioni con Pippo Matino e Mike Stern, “l’approdo” al centro specializzato in batteria e percussioni Drum Club Genova, dove insegno attualmente e gli endorsements di UFIP e VIC FIRTH (un ringraziamento a Luigi Tronci e Gianluca Aramini).

Planet Drum -A proposito di metodi didattici, avevamo già notato il tuo metodo DRUMLAND, (con una copertina fantastica ndr), parlaci un po’ di questo metodo e dei metodi didattici che utilizzi con i tuoi allievi.

Giuseppe De Paola – DRUMLAND è stato per me un passo importantissimo perché mi ha permesso di uscire un po’ dall’anonimato e ha “cristallizzato” il mio metodo di insegnamento. Io insegno da dieci anni e ho notato che mancavano dei metodi veramente progressivi che aiutassero gli studenti e che li guidassero passo dopo passo allo studio di argomenti quali la coordinazione, indipendenza, solfeggio ritmico ecc.ecc. Questo significa poter disporre di volumi specifici per ogni aspetto dello studio della batteria. La serie è pubblicata dalla BMG Ricordi in oltre 800 punti vendita su tutto il territorio nazionale. La serie Drumland è composta da dieci volumi ed è divisa in due sezioni di cinque metodi cadauna, Tecnica Fondamentale e Tecnica Avanzata. Drumland è un’opera organica che permette di studiare agevolmente sia i fondamentali sia le tecniche più moderne ed avanzate. Sono volumi molto agili di circa 55 pagine ciascuno e scritti in modo molto chiaro e leggibile, con titoli in inglese come in inglese sono le diciture sotto gli esercizi. (Questo per abituare meglio lo studente al linguaggio predominante nella metodologia attuale). Ultimamente ho anche avuto la grande fortuna di “esportare” i miei metodi negli Stati Uniti, infatti, un insegnante dell’Università della Musica di Las Vegas ha visionato uno dei miei volumi e ne è rimasto così favorevolmente impressionato da volerlo usare nel suo corso. Il volume è Coordiantion Skills, uno dei miei preferiti, tratta il linear phrasing e la coordinazione e ve lo consiglio vivamente!! Inoltre non ne sono sicuro ma penso che sia la prima volta che un metodo italiano venga adottato come testo ufficiale di un’Università della Musica statunitense. Con i mie allievi, ho sviluppato un vero e proprio programma didattico che si è poi “cristallizzato” nei miei metodi Drumland BMG. Nel 1993, dopo un adeguata preparazione per sviluppare un serio programma didattico, ho deciso di trasferire ai miei allievi tutte le mie nozioni apprese durante i miei anni di studio ma anche di comunicare loro tutta la mia esperienza “live”. Il mio programma non poteva che basarsi prevalentemente sui miei metodi DRUMLAND. Da circa tre anni poi ho affiancato all’insegnamento della batteria anche un corso di percussioni latino americane (congas, bongos, timbales), che può essere un interessante opzione per chi frequenta i miei corsi. Comunque bisogna poi ricordarsi di avere il giusto spirito per insegnare. I ragazzi si rivolgono a noi con grandi aspettative e fiducia, quindi noi per primi dobbiamo essere d’esempio. Insomma, non si può insegnare solo per i soldi o perché non si riesce a suonare. Questo è sbagliato e prima o poi lo studente se ne accorge e si rivolgerà a che gli trasmette passione ed entusiasmo, quindi…

Planet Drum – Com’è e come definisci il tuo drumming e che tipo di musicista ti senti di essere e/o vorresti essere?

Giuseppe De Paola – Beh non è molto facile definire il proprio drumming… è più facile definire quello di qualcun altro!! Per quanto mi riguarda considero il mio modo di suonare abbastanza soddisfacente ma migliorabile sotto alcuni aspetti. Io ho fatto della versatilità la mia caratteristica quindi se si vuole suonare bene qualsiasi genere non basta più solo studiare ma bisogna anche approfondire i generi stessi e questo può essere molto impegnativo. Anche la tecnica è importante, io da ragazzino ero un funambolo, poi a suon di schiaffoni ho capito che bisogna usarla con moderazione e per esprimersi meglio. Quindi non so, diciamo che il mio drumming potrebbe essere “versatile e al quanto tecnico”. Mah… Vedi, voglio essere un batterista che cerca di rendere meno difficile possibile la vita agli altri musicisti. Cerco sempre di prepararmi bene i brani, di avere un bel suono, di essere puntuale e preciso negli impegni. Così si lavora meglio e si evitano spiacevoli dissidi e screzi con gli altri. Musicalmente credo di essere abbastanza preparato per affrontare anche discorsi impegnativi e forse anche un po’ incosciente!

Planet Drum – Preferisci suonare in studio o live?

Giuseppe De Paola – Preferisco suonare in studio, anche se la tensione è molto più alta. Dal vivo è bellissimo ma non rimane molto e poi non si può rifare… No scherzo! La cosa più bella del live è il contatto con la gente e l’atmosfera che si può creare, mentre invece in studio salta fuori la concentrazione e la preparazione. Praticamente è come fare una radiografia al proprio drumming, e io amo le sfide… Quindi io personalmente preferisco lavorare in studio, ma nella mia zona capita raramente in quanto vi sono pochissime sale. Il lavoro grosso è a Milano e a Roma, ma lì non c’è il mare…

Planet Drum – Come elabori la ritmica di un pezzo?

Giuseppe De Paola – Questa è una buona domanda e per rispondere prenderò ad esempio alcuni grooves del CD dei Quadra.. Io generalmente costruisco una ritmica prendendo spunto dal brano stesso, praticamente vestendo il pezzo con il mio groove. In principio decido gli accenti e i colpi fra cassa e rullante, dopodiché riempio le note mancanti con hi hat e ghost notes. In questo modo posso modificare in seguito alcune parti mantenendo però intatta la struttura portante. Poi dipende dal genere musicale. Comunque se vi interessa l’aspetto dei grooves, nel 2003 uscirà un mio metodo Drumland dal titolo “Modern Grooves” contenente circa 250 ritmi di mia creazione più alcune trascrizioni di batteristi famosi, meglio di così!!

Planet Drum – …e per quanto riguarda la composizione?

Giuseppe De Paola – Parlerò sempre dei Quadra in quanto io non compongo brani miei (per il momento). Si parte da un idea di base che qualcuno propone, dopodiché si passa a costruire la ritmica fra basso e batteria. Una volta definita l’ossatura del brano, si procede all’arrangiamento. L’arrangiamento è importante perché può far diventare un pezzo bellissimo o orripilante, quindi consiglio a tutti di dedicare molto tempo ai piccoli particolari come suoni, effetti, missaggio ecc. ecc.

Planet Drum – Puoi spiegare ai nostri lettori come si sviluppa una giornata in studio di registrazione?

Giuseppe De Paola – Beh la cosa più importante è dotarsi di un termos di caffè di almeno due litri… Dai scherzo!! In studio la dimensione è completamente diversa. Si tratta forse della sfida più impegnativa per un batterista, in quanto il nostro ruolo è forse molto più delicato degli altri. Le responsabilità sono molte ed un buon batterista deve far lavorare tutti serenamente e con meno problemi possibili. Quindi ci vuole molta concentrazione e serenità, cose che comunque si acquisiscono con l’esperienza. La giornata in studio è molto faticosa ma anche molto gratificante. Si parte con il montare il proprio drumset e qui se ne potrebbe parlare per ore… L’importante è disporre la batteria nel modo migliore possibile, per evitare problemi mentre si suona. Poi il fonico disporrà i microfoni che non dovranno ovviamente picchiettare sui tamburi o sulle aste… Quando inizia la sessione, suonare con grande convinzione e relax pensando di avere davanti 20.000 persone!!! Funziona, credetemi!!

Planet Drum – Cosa suggerisci ad un giovane per poter apprendere la professione di batterista?

Giuseppe De Paola – Poche cose: se si vuole veramente, si può fare. Io oggettivamente non avevo le condizioni per intraprendere questo mestiere, ma grazie alla mia determinazione (ho studiato per 4 anni circa 8 o 10 ore al giorno su una batteria muta tutta scassata) ho superato ostacoli insormontabili. Quindi dotatevi di pazienza, coraggio, intraprendenza. La nostra volontà ferrea può fare la differenza: ho visto tanti ragazzi pieni di talento ma svogliati, quindi non fatevi fregare, bisogna lavorare sodo. E soprattutto studiate, studiate e studiate il più possibile. Poi però andate a suonare, in cantina non vi sente nessuno (a parte i vicini)!!!

Planet Drum – Visto che ci siamo e che sei simpatico e disponibile, parlaci del Giuseppe De Paola uomo. Quali altre passioni e interessi hai nella tua vita?

Giuseppe De Paola – Moltissime!! E tutto ciò mi aiuta anche nella musica, secondo me tutti gli aspetti della nostra vita sono legati in modo imprescindibile. Sono appassionato di ufologia, aeronautica, scienze politiche, economia, storia moderna, strategia militare, tecnologia, informatica, formula 1. Ultimamente sto costruendo anche siti web (quando ho tempo), sono alle prime armi. Il mio primo prodotto è giusto il mio sito che mi sono fatto tutto da solo! Un altro mio grande interesse è la politica. Avrei voluto fare una carriera diplomatica come ambasciatore, ma tutto non si può fare! Allora mi leggo parecchi libri che trattano scienze politiche ed equilibri internazionali. Poi cerco di leggere il più possibile e di informarmi un po’ su tutto, e non solo perché fa bene allo spirito ma anche per allenare la mente e la memoria. Poi si suona meglio!

Planet Drum – Che CD hai in questo periodo nel tuo lettore?

Giuseppe De Paola – Ti sembrerà strano ma non è un disco dove c’è batteria… infatti, sto ascoltando esclusivamente musica classica (una mia vecchia passione), i miei autori preferiti sono Stravinsky, Bartok, Mahler, Mussorgski e tanti altri. Poi un altro artista che adoro letteralmente è Danny Elfman, autore di colonne sonore di film come Planet of the Apes, Barman, Spiderman, Man in Black, Edwars Mani di Forbice e tanti altri. E’ una musica bellissima e lui è un grande musicista, sa veramente come farti provare delle emozioni. Comunque a Settembre uscirà l’ultimo disco della Dave Weckl Band e ho il presentimento che lo consumerò… Bene ciao a tutti ed è stato un grande piacere chiacchierare un po’ con voi di Planet Drum!!

Bene ragazzi, ora che conoscete meglio Giuseppe, potete capire come sia serio il suo impegno con Planet Drum. Vi assicuro che ci tiene molto a collaborare con noi e ad essere utile a tutti voi lettori. Quindi non deludiamolo e seguiamolo nelle sue lezioni nella sezione didattica.
Ciao e a presto.
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